Rákóczi túrós

Sono fermamente convinta che la necessità aguzza l’ingegno. Il bollore di questi giorni che mi ha fatto passare la voglia di accendere i fornelli e tantomeno il forno non è riuscito a prevalere sulla voglia di creare qualcosa di buono. Naturalmente trovando rimedio al caldo dei fornelli … Paradossalmente una cena cucinata all’aria aperta per quanto questa sia calda riesce dare respiro sia alla cuoca che ai commensali, al patto che si esca vincitori dalla battaglia con le zanzare che ultimamente sono più agguerrite che mai.
Stasera, ancora sulla scia delle vacanze, tenterò di fare lo Slambuc, pubblicato qualche settimana fa con l’aggiunta di una versione estiva di un dessert normalmente da forno … Semifreddo di ricotta alla Rákóczi.

Se avete mai sentito parlare di Ferenc Rákóczi Secondo, condottiero e patriota ungherese, che guidò, in qualità di Principe di Transilvania nel 1703-1711, la ribellione nazionale ungherese contro gli Asburghi … bene, dimenticatelo perché in questo caso non c’entra nulla. Ma non sentitevi in colpa, anche i miei compatrioti credono che si tratta del principe, d’altronde è il Rákóczi più famoso.

La ricetta base che si chiama Rákóczi túrós è stata creata nel 1958 per il padiglione ungherese dell’esposizione mondiale di Bruxelles, da un mastro pasticcere János Rákóczi, che purtroppo ormai pochi ricordano. Io stavolta non ho fatto altro che scorporare gli ingredienti e rielaborarli in una versione più fresca, che però porta con sé i profumi e sapori della torta madre.
Devo dire che queste re-invenzioni mi piacciono sempre di più e danno parecchia soddisfazione … il margine di errore è pressoché zero visto che gli abbinamenti sono già collaudati ed è più facile stupire con gli effetti speciali gli ospiti distratti.

Mi sembra doveroso rendere omaggio all’inventore di questo squisito dessert e inizio con la descrizione della sua di ricetta vera (non delle numerosi miseri varianti che si spacciano per tale), per passare poi al mio umile riadattamento.

Rákóczi túrós


La pasta frolla:Iniziamo a preparare la pasta frolla impastando 200 g di farina, 100 g burro freddo e 60 g zucchero grezzo di canna, aggiungendo un sacchetto di polvere lievitante, un pizzico di sale, buccia grattugiata di mezzo limone, un rosso d’uovo e un cucchiaio di yoghurt greco. Corpiamola con una pellicola e teniamola in frigo per un ora.

La crema di ricotta:Qui non sarà facile, perché la ricotta italiana è troppo cremosa. Cercate di trovare quella un po’ più asciutta magari da un produttore locale. Io in genere uso quella nei cestini bucherellati dove il liquido in eccesso cola fuori.
Mettiamo una manciata di uvetta in ammollo di rum bollente, lavoriamo con la forchetta (non con frullatore mi raccomando) 1 kg di ricotta come sopra. Lavoriamo 120 g di burro morbido con 4 rossi d’uovo e montiamo i bianchi con 150 g di zucchero a velo.
Mescoliamo il burro alla ricotta (a mano) con l’uvetta rinvenuta, mezza buccia di limone, 1 cucchiaio di semolino, estratto di vaniglia e il bianco montato di un uovo.

Riprendiamo la pasta che ha riposato in frigo, stendiamola alla forma della nostra teglia e cuociamola per 10 minuti a 180 °C. Tiriamola fuori dal forno, stendiamo sopra la crema di ricotta e rimetti mola in forno per altri 60 minuti. Se cominciasse diventare troppo scura in superficie copriamola con un foglio di alluminio senza toccare la crema.

La meringa:L’ultimo atto è la meringa che deve coprire il tutto con uno strato uniforme (oppure a griglia), ma prima spalmate un sottile strato di confettura di albicocca sopra la crema cotta.
Il tutto ritorna nel forno a 150 gradi per 10 minuti, oppure finchè non prende colore.

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